La pioggia sottile cadeva sul tetto di lamiera con un ritmo costante, una melodia ipnotica che cullava la città nel tardo pomeriggio. Dalla finestra, la veduta era un mosaico di colori spenti: il grigio dell’asfalto bagnato, il rosso opaco dei mattoni e il verde scuro delle foglie bagnate. Sul marciapiede, un gatto randagio si era rifugiato sotto il tendone di un negozio, le orecchie dritte e lo sguardo fisso su una goccia d’acqua che pendeva dal bordo della grondaia, quasi in attesa che il mondo si fermasse per un istante.

In lontananza, il suono di un clacson rompeva il silenzio, un richiamo stridente che si perdeva rapidamente nell’aria umida. Nonostante la monotonia, c’era qualcosa di rassicurante in quel quadro. Era un momento sospeso, un interludio tranquillo prima che le luci della sera si accendessero e la vita riprendesse il suo corso frenetico. Era la bellezza nascosta nelle piccole cose, in un pomeriggio di pioggia qualsiasi, che non aveva bisogno di un motivo per esistere, se non quello di essere semplicemente lì.